Massimo Morsello
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 "STARE CON PUTIN?" di Maurizio Blondet

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MessaggioTitolo: "STARE CON PUTIN?" di Maurizio Blondet   "STARE CON PUTIN?" di Maurizio Blondet Icon_minitimeMer Nov 07, 2007 9:59 pm

STARE CON PUTIN DI MAURIZIO BLONDET
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Contenuto

L’eurocrazia di Bruxelles, la stessa che vuole la Turchia ed Israele in Europa, vuole tenerne la Russia fuori. È una prova in più della sudditanza della burocrazia oligarchica europea ai poteri forti “americani”.
È infatti Zbigniew Brzezinsky, ossia il Council on Foreign Relations, ad aver elaborato il progetto di separare fisicamente la Russia dall’Europa, circondandola di “democrazie colorate” (Ucraina, Georgia, etc.) filo-americane appositamente create e finanziate.
La colpa di Putin è di aver ridato alla Russia le materie prime che i poteri finanziari occidentali avevano comprato a un centesimo del loro valore durante le cosiddette “privatizzazioni” di Eltsin.
Il caso Yukos è esemplare: un mafioso di nome Khodorkovsky comprò di fatto l’intero patrimonio energetico ex-sovietico (valore di Borsa, 19 miliardi di dollari) con 250 milioni anticipatigli dai Rothshild di Londra.
Da quando Putin ha messo in galera Khodorkovsy e costretto alla latitanza altri “oligarchi” suoi pari, il capo del Cremlino ha smesso di piacere: non è democratico, disprezza i diritti umani, massacra i ceceni, fa uccidere la Politkovskaya, fa avvelenare Litvinenko e così via. E va tenuto lontano dall’Europa.
La nostra tesi è ovviamente il contrario.
Se c’è un destino manifesto per l’Europa dopo il crollo sovietico e dopo l’11 settembre, è che deve integrare la Russia. E precisamente la Russia di Putin, il solo leader, apparso dopo tanti anni, che difenda l’interesse nazionale invece di quello delle lobby globali.

Maurizio Blondet, già inviato speciale de Il Giornale e di Avvenire, ha pubblicato per Effedieffe “I nuovi Barbari”, “11 settembre colpo di Stato in USA”, “Cronache dell’Anticristo”, “L ’ uccellosauro ed altri animali la catastrofe del darwinismo”, “Chi comanda in America”, “Osama bin Mossad”, “La strage dei genetisti”, “Schiavi delle banche”, “Israele, USA, il terrorismo islamico”, “Selvaggi con telefonino”.
Dirige il giornale on-line del sito internet: www.effedieffe.com
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MessaggioTitolo: Re: "STARE CON PUTIN?" di Maurizio Blondet   "STARE CON PUTIN?" di Maurizio Blondet Icon_minitimeMer Nov 07, 2007 10:00 pm

Io l' ho letto... Ve lo consiglio... Poveri noi sotto le grinfie degli Stati Uniti! Sad
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MessaggioTitolo: Re: "STARE CON PUTIN?" di Maurizio Blondet   "STARE CON PUTIN?" di Maurizio Blondet Icon_minitimeMer Nov 07, 2007 10:12 pm

FORZANOVISTA ha scritto:
Io l' ho letto... Ve lo consiglio... Poveri noi sotto le grinfie degli Stati Uniti! Sad


Non dimenticà de portarmelo la prossima volta che c'è vediamo :D
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MessaggioTitolo: Re: "STARE CON PUTIN?" di Maurizio Blondet   "STARE CON PUTIN?" di Maurizio Blondet Icon_minitimeMer Nov 07, 2007 10:16 pm

CERTO! Ora sei anche diventato MODERATORE... Non posso non portare un libro al moderatore... :D
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MessaggioTitolo: Re: "STARE CON PUTIN?" di Maurizio Blondet   "STARE CON PUTIN?" di Maurizio Blondet Icon_minitimeMer Nov 07, 2007 10:23 pm

FORZANOVISTA ha scritto:
CERTO! Ora sei anche diventato MODERATORE... Non posso non portare un libro al moderatore... :D


Se non me lo porti te picchio :D :D :D
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MessaggioTitolo: Re: "STARE CON PUTIN?" di Maurizio Blondet   "STARE CON PUTIN?" di Maurizio Blondet Icon_minitimeMer Nov 07, 2007 10:28 pm

E io chiamo il telefono azzurro! :D
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MessaggioTitolo: Re: "STARE CON PUTIN?" di Maurizio Blondet   "STARE CON PUTIN?" di Maurizio Blondet Icon_minitimeSab Nov 10, 2007 1:54 am

Mi rifaccio ad un antico slogan in voga negli anni della mia gioventù:
NE' U.S.A. NE' U.R.S.S. - EUROPA NAZIONE!!!
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MessaggioTitolo: Re: "STARE CON PUTIN?" di Maurizio Blondet   "STARE CON PUTIN?" di Maurizio Blondet Icon_minitimeSab Nov 10, 2007 1:58 am

FORZANOVISTA ha scritto:
Io l' ho letto... Ve lo consiglio... Poveri noi sotto le grinfie degli Stati Uniti! Sad

D'accordo con te. ma non è che sotto le grinfie di altri fischieremmo!!!!!!!!!

Ma è possibile che ci dobbiamo sempre fare "liberare" da altri? Non è bastata la lezione degli ultimi LIBERATORI???????

Ma è possibile che la forza delle nostre radici, il nostro Orgoglio, la fierezza della nostra razza non bastino a liberarci da soli, o definitamente soccombere nel tentativo????????????
Ma è possibile che un certo Capo di Stato di una Nazione già nostra alleata, non ci abbia insegnato nulla, con la battaglia di Berlino?
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MessaggioTitolo: Re: "STARE CON PUTIN?" di Maurizio Blondet   "STARE CON PUTIN?" di Maurizio Blondet Icon_minitimeSab Nov 10, 2007 6:10 pm

wolfsangel ha scritto:
FORZANOVISTA ha scritto:
Io l' ho letto... Ve lo consiglio... Poveri noi sotto le grinfie degli Stati Uniti! Sad

D'accordo con te. ma non è che sotto le grinfie di altri fischieremmo!!!!!!!!!

Ma è possibile che ci dobbiamo sempre fare "liberare" da altri? Non è bastata la lezione degli ultimi LIBERATORI???????

Ma è possibile che la forza delle nostre radici, il nostro Orgoglio, la fierezza della nostra razza non bastino a liberarci da soli, o definitamente soccombere nel tentativo????????????
Ma è possibile che un certo Capo di Stato di una Nazione già nostra alleata, non ci abbia insegnato nulla, con la battaglia di Berlino?
Certo che ci ha insegnato, è molto anche... Wink
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MessaggioTitolo: Re: "STARE CON PUTIN?" di Maurizio Blondet   "STARE CON PUTIN?" di Maurizio Blondet Icon_minitimeDom Nov 11, 2007 12:28 am

FORZANOVISTA ha scritto:
wolfsangel ha scritto:
FORZANOVISTA ha scritto:
Io l' ho letto... Ve lo consiglio... Poveri noi sotto le grinfie degli Stati Uniti! Sad

D'accordo con te. ma non è che sotto le grinfie di altri fischieremmo!!!!!!!!!

Ma è possibile che ci dobbiamo sempre fare "liberare" da altri? Non è bastata la lezione degli ultimi LIBERATORI???????

Ma è possibile che la forza delle nostre radici, il nostro Orgoglio, la fierezza della nostra razza non bastino a liberarci da soli, o definitamente soccombere nel tentativo????????????
Ma è possibile che un certo Capo di Stato di una Nazione già nostra alleata, non ci abbia insegnato nulla, con la battaglia di Berlino?
Certo che ci ha insegnato, è molto anche... Wink

Scusami, ma non ho proprio l'impressione che ci abbia insegnato molto. Se così fosse, sapremmo tutti che è preferibile morire, soccombere come individui e come Popolo, piuttosto che farsi vincere imbelli. Noi ci stiamo facendo sottomettere come pecore. Ci danno l'erbetta, poi ci tosano...ci rifanno mangiare l'erbetta, poi ci ritosano.....e noi beeeehliamo, aspettando un liberatore....mentre solo noi stessi, possiamo liberarci. Rimando a questo mio topic: http://massimomorsello.forumotion.com/attualita-politiche-f1/ancora-putin-t35.htm
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MessaggioTitolo: Re: "STARE CON PUTIN?" di Maurizio Blondet   "STARE CON PUTIN?" di Maurizio Blondet Icon_minitimeDom Nov 11, 2007 11:13 am

Berlino 1945: Nel Nome della Razza - PARTE PRIMA -

Berlino 1945: Nel Nome della Razza

La battaglia di Berlino costituisce l'epifania storica di un significato metastorico, ovvero della lotta cosmica il Kòsmos, inteso quale ordine divino che si imprime sul disordine demoniaco assimilabile alla nozione di Kàos fra il principio olimpico solare della Tradizione; incarnato dal Terzo Reich nazionalsocialista, e le forze tellurico lunari della Sovversione, incarnate dalle bande mercenarie sioniste asservite al bolscevismo ebraico e alle giudeo democrazie occidentali: «Da una parte scrive Julius Evola- stava il principio olimpico della luce, la realtà uranica e solare; dall'altra, la violenza bruta, l'elemento titanico tellurico, barbarico in senso classico, feminile demonico. II tema di questa lotta metafisica ritorna in mille modi di apparizione in tutte le tradizioni di origine aria. Ogni lotta in senso materiale veniva sempre vissuta con la maggiore o minore consapevolezza che essa altro non era che un episodio di quell’antitesi...»; infatti «... l'arianità considerava se stessa quale milizia del principio olimpico (...). Nell'immagine del mondo tradizionale ogni realtà diveniva simbolo. Ciò vale per la guerra anche dal punto di vista soggettivo e interiore. Così potevano essere fuse in una sola e medesima entità guerra e via del divino. (...) il Walhalla è la sede dell'immortalità celeste, riservata principalmente agli eroi caduti sul campo di battaglia. II signore di questi luoghi, Odhino Wothan, viene presentato nella Ynghingasaga come colui che con il suo simbolico sacrificio all'Albero cosmico Ygdrasil ha indicato la via ai guerrieri, via che conduce alla sede divina, ove fiorisce la vita immortale. (...) nessun sacrificio o culto è gradito al dio supremo, nessuno ottiene più ricchi frutti ultraterreni di quel sacrificio che si offre mentre si muore combattendo sul campo di battaglia. (...) attraverso i guerrieri che, cadendo, offrono un sacrificio a Odhino, si ingrossa la schiera di coloro di cui questo dio ha bisogno per l'ultima battaglia contro il ragna rókkr, cioè contro il fatale “oscuramento del divino”, che, da tempi lontani, incombe minaccioso sul mondo». (1)

La battaglia di Berlino, dunque, anche sul piano simbolico tradizionale, lungi dal configurarsi quale ultima battaglia, è la prefigurazione storico simbolica della battaglia decisiva che, nel corso del terzo millennio (entro il primo quinquennio? O anche più tardi, considerando che l'ebreo Edward Luttwak, autorevole portavoce mondialista, in un'intervista rilasciata a "II Messaggero" del 25 marzo 1997, al giornalista Luigi Vaccari che gli chiedeva: «Che parte assegna, in questo scenario, al fondamentalismo islamico?», così rispondeva: «Comparato a questi grandi cambiamenti, è un problema da quattro soldi: veramente insignificante. La maggior parte dei Paesi mussulmani lo sta combattendo vigorosamente. Gli stessi fondamentalisti sono così deboli che neanche in Israele, dove vivono accanto al nemico, riescono a fare niente: uccidono tre persone lì, quattro persone là. Sono una banda di incapaci. La crisi di fine Secolo è il ritorno della povertà che si esprime con i bassi salari e con la disoccupazione non più temporanea ma cronica». Insomma, come dire: «non è cosa ...», ovvero, la volpe che parla dell'uva... lasciamo perdere l'Islam tradizionale e rivoluzionario sia perchè le sanzioni economiche, decretate unilateralmente dagli USA contro la Repubblica Islamica dell'Iran, sono ricadute (nel 1996) fragorosamente sulla testa vuota di Clinton, sia perchè c'è il rischio di farsi male ... sia perchè la strategia e la prassi mondialiste suscitano squilibri socio economici che, per gli oligarchi ebrei, risultano assai più pericolosi che non le avanguardie combattenti mussulmane... a tale proposito leggete il libro di Lester C. Thurow, "II futuro del capitalismo", Mondadori, ‘97... e anche perchè, una squadra dedita alle autoreti, così procedendo, trasmette una grande fiducia nella compagine avversaria... quindi, caro Luttwak, gli incapaci siete voi. Del resto, per voi, l'onda di riflusso iniziata nel gennaio 1991, continua... avreste dovuto giocare allora, e quando cazzo la chiudete più? Più incapaci di così... perchè il mondo si divide in due categorie: quelli che non chiudono le partite e quelli che rimontano: voi non sapete chiudere le partite ...), sarà combattuta, con esito vittorioso, dai militanti totali dell'Ordine della Tradizione contro il disordine sovversivo rappresentato dal Sistema giudaico mondialista, riflettendo, sul piano delle forme storiche, il simbolo metastorico della lotta spirituale fra la Tradizione e la Sovversione.

Sul piano spirituale, l'etica guerriera che alimenterà la superiore capacità di combattimento dei soldati politici SS, nonché dei soldati della Wermacht, costituisce la manifestazione storica dei valori interni ad ogni forma tradizionale, la quale abbia conosciuto esperienze spirituali di iniziazione guerriera: «... tale azione spirituale scrive Julius Evola consisteva nel trasformare l'io individuale dalla normale coscienza umana, che è circoscritta e individuata, in una forza profonda, superindividuale (...) che è al di là di nascita e morte.» Ciò determina «... una crisi distruttiva; così come un fulmine, in séguito a una tensione troppo alta di potenziale nel circuito umano. (...) in tal caso, si produrrebbe una specie di esperienza attiva della morte (...). Nella tradizione nordica, il guerriero vede la propria walkiria per l'appunto nell'istante della morte o del pericolo mortale. (...) All'apice del pericolo del combattimento eroico si riconobbe la possibilità di tale esperienza supernormale. (...) Le Furie e la Morte, che il guerriero ha materialmente affrontate sul campo di battaglia, lo contrastano anche interiormente sul piano spirituale, sotto forma di un minaccioso erompere delle forze primordiali del suo essere. Nella misura in cui egli trionfi su di esse, la vittoria è sua». (2)

Queste valenze formatrici simbolico guerriere hanno sicuramente plasmato la forma antropologica e ispirato le condotte esemplari di coloro che, consapevolmente, hanno vissuto la battaglia di Berlino quale atto assoluto che, irrompendo sul piano della contingenza storica, invera, al di là di ogni utilitaristica quantificazione delle occasioni, la dimensione divina del valore archetipico guerriero. Esso devasterà l'orizzonte storico della vacillante umanità adusa a misurare la convenienza politica correlata con l'esito militare di una vicenda bellica ormai estranea a qualsivoglia valutazione di opportunità, sia pure meramente tattica. Nel 1945, a Berlino, non si pensa più in termini umani: l'aristocrazia politica nazionalsocialista sarà l'esemplificazione razziale di uno stile comportamentale sottratto al dominio contingente delle esagitazioni attivistiche in cui gli umani (?) consumano le loro insignificanti esistenze. II Führer, infatti, conosce lo spessore cosmico sotteso allo scontro militare che lo oppone alle forze alleate, braccio armato del capitalismo ebraico internazionale. La guerra, dunque, si sarebbe sicuramente conclusa con la vittoria totale o con l'annientamento totale: «Già nel 1923 scrive Serge Hutin , dieci anni prima della sua ascesa al potere, Hitler diceva, nel suo caratteristico stile profetico: "Ciò che oggi si prepara sarà molto più grande della Grande Guerra. Lo scontro avverrà sul suolo tedesco in nome del mondo intero! Non vi sono che due possibilità: o noi saremo gli agnelli sacrificali o noi saremo i vincitori"». (1) Parimenti, Berger e Pauwels scrivono: «(...) Fu una guerra manichea o, come dice la Scrittura, "una lotta di dèi". Non si tratta, beninteso, di una lotta tra Fascismo e democrazia (...). Questo è l'aspetto esteriore della lotta. C'è un esoterismo. Questa lotta di dei che si è svolta dietro gli avvenimenti appariscenti non è terminata sul pianeta ...». (4) È il 6 febbraio 1945, quando il Führer, nel suo Quartier Generale, pronuncia le seguenti parole: «Da una lotta disperata si irradia sempre un eterno valore esemplare». (5)

Sul piano politico razziale, noi affermiamo che, nell'apocalisse di Berlino, la forma politica nazionalsocialista scolpirà la connotazione razziale di una figura nuova, il soldato politico nichilista, il quale proietterà la sua disincarnata immagine oltre l'epilogo del secondo millennio. I soldati politici SS non combatteranno per una ratio strategico militare ormai inesistente; non combatteranno per Dio, latitante tra le macerie di Berlino; non combatteranno per la Patria (con la «P» maiuscola...), ormai integralmente occupata dalle bande mercenarie sioniste sovietico statunitensi; non combatteranno per le femmine e per i bambini, ormai preda di guerra per i calmucchi ubriachi; non combatteranno per sopravvivere: altrimenti si sarebbero arresi ... i soldati politici SS combatteranno nel nome della razza, ovvero nel nome della fedeltà alla propria razza, nella quale vive la superiore essenza del sangue arioeuropeo, fatalmente abbacinato da un destino di morte. Sono le visionarie prefigurazioni nichilistiche del superuomo di Friedrich Nietzsche e, successivamente, dell'autarca delineato da Julius Evola nella glaciale scultura scrittoria di "Cavalcare la tigre". Tra le rovine di Berlino, sorge l’uomo nuovo che affermerà i valori spirituali, aristocratici, gerarchici e guerrieri del Terzo Reich nazionalsocialista nell'epoca della contemporaneità nichilistica. È l'«atto del transito», che, muovendo dalla figura del soldato politico SS, approderà alla Iniziazione del Nulla, stabilendo un continuum antropologico con la futura forma razziale dell'aristocrazia politica composta dai soldati politici nichilisti del terzo millennio. Essi saranno gli iniziati del Nulla, ai quali, interiormente, non appartiene nessuna delle «buone e venerate cose» che corredano la porcilaia borghese, anche perchè, simmetricamente, a nulla essi appartengono. Il rogo di Berlino è la metafora storica del nichilistico rogo esistenziale della propria vita, condotta gradualmente a combustione dentro se stessi, mediante la gelida recisione delle aderenze naturalistiche che subordinano i comportamenti del singolo alla sfera vegetativa individuale, condizionata dalla bestiale dittatura della pulsione sentimentale e dell'istinto di conservazione. Per i combattenti di Berlino non esiste la paura, poichè chi non è schiavo della paura ha superato la vita; dunque, egli è il dominatore della morte. Chi non appartiene a nulla è capace di tutto (anche di venire a prelevarvi in braccio alle troie delle vostre mogli, a casa vostra...). Egli, dunque, risulta razzialmente idoneo a fini di arruolamento nell'aristocrazia politica rivoluzionaria che guiderà la guerra totale di annientamento contro il Sistema giudaico mondialista. Solo allora il teschio argenteo impresso sulle mostrine dell'uniforme indossata dai soldati politici SS non sarà impotente vagheggiamento nostalgico nè inerte compiacimento letterario. Questo sigillo simbolico identificherà dunque l'aristocrazia rivoluzionaria dei soldati politici nichilisti trasmutati dalla Iniziazione del Nulla, ovvero dalla «prova del Fuoco», così dis-velata da Julius Evola: «Saper gittare via tutto (...) questa (...) è la prima condizione per una tale via. È l'esperienza precedente la Grande Solitudine, il deserto senza luce in mezzo a cui l'io deve consistere, mediante una forza che egli deve 'assolutamente creare dal nulla. Di là da ciò la prova del Fuoco. (...) ... generare in sè la potenza di darsi una vita superiore mediante l'incendio e la catastrofe di tutta la propria stessa vita; confermare la propria autonomia consistendo quando ogni terreno sfugge da sotto i piedi, quando non si tocca più il fondo e tutto ciò su cui prima riposava la persuasione perde ogni fermezza e si dissolve in un caos incoercibile questo è il nuovo compito. Esso investirà (...) ogni categoria della persona; può trasmutare dunque dall'ironia per ogni espressione estetica e dalla dissoluzione di ogni religiosità, sino ad una pazzia cosciente e ragionata; da un'implacabile e onnipervadente scetticismo corrodente ogni certezza filosofica e scientifica, sino alla violazione deliberata di ogni legge morale e sociale; dalla riaffermazione di là da ogni valore riconosciuto e da ogni autorità, fino alla negazione di ogni fede, ideale o entusiasmo e al disprezzo di ogni sentimento di umanità, di amore o rispetto. Infine, dalla severità di una disciplina di ascesi e di mortificazione avente in se stessa, nel suo momento semplicemente negativo, il proprio fine e la propria gioia, sino a uno scatenato orgiasmo che, nello spingerle all'estrema intensità, arda in se stessa ogni passione. Di là da tutto: saper portare all'apice tutto ciò da cui il terrore originario è esasperato, tutto ciò che il nostro essere naturale e istintivo disperatamente non vuole, saper rompere il limite e scavare sempre più profondamente, dovunque, il senso dell'abisso vertiginoso, e consistere nel trapasso, sussistere là dove gli altri sarebbero travolti. Nulla deve più esistere, a questo punto, che possa venire rispettato, nulla che si senta di non essere capaci di fare. (...) una dipendenzá non è migliore di un'altra e lo scopo non è di cambiare padroni (legge del bene, dello spirito, della libertà, ecc.), sibbene di riaffermare l'io sopra ad ogni correlazione, qualunque essa sia di farne qualcosa di agile, di duro, di freddo, di inafferrabile, di pronto, qualcosa che è libero in questo suo vivere pericolosamente come potenza negatrice di ogni determinazione e di ogni appoggio». (6)
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MessaggioTitolo: Re: "STARE CON PUTIN?" di Maurizio Blondet   "STARE CON PUTIN?" di Maurizio Blondet Icon_minitimeDom Nov 11, 2007 11:14 am

Berlino 1945: Nel Nome della Razza - PARTE SECONDA -

Per gli uomini di questa razza, il termine «resa» sarà un incomprensibile suono composto da quattro fonemi... per costoro, nell'ambito di uno specifico quadro di riferimento militare, il combattimento sarà concepito esclusivamente quale prassi tattico strategica offensiva, sempre e comunque diretta all'annientamento del nemico, pronta a fare peggio contro chiunque voglia farti male... essi saranno sempre decisi ad elevare il coefficiente di intensità del conflitto contro chi, in una notte per altro, afosa... di mezza estate, ha sognato di fare loro paura... buh! ... sempre consapevoli del fatto che si risponde con moltiplicata efficacia di contrasto ad ogni attacco nemico... sempre capaci di lasciare segni indelebili sul viso e sulla vita di coloro che, non importa se con esito vincente o perdente, li hanno aggrediti... sempre determinati all'offensiva, anche sulle strade di Berlino, anche a poche centinaia di metri dal Führerbunker... Noi abbiamo così evocato, dalle scaturigini del Nulla, la razza dei combattenti capace di rendere probabile l'impossibile...

La battaglia del saliente di Kursk e la controffensiva delle Ardenne, preceduta dall'invasione alleata della Normandia, costituiscono gli eventi bellici che consentiranno alle bande mercenarie dell'ebraismo internazionale plutocratico bolscevico di inquadrare strategicamente l'obiettivo militare rappresentato dalla capitale del Terzo Reich.

Nell'estate del 1943, il Führer decide la ripresa dell'iniziativa strategica sul fronte orientale, avviando una terza offensiva. Ciò anche in relazione al fatto che l'industria bellica nazionalsocialista si appresta a conseguire i massimi livelli produttivi. È l'operazione "Cittadella". Si tratta di accerchiare e di annientare un milione di soldati sovietici, il 40% delle forze di cui dispone l'Armata Rossa, serrandoli con una manovra a tenaglia nel saliente di Kursk. Le divisioni corazzate della Wermacht si aprirebbero così di nuovo la strada verso Mosca, capitale del bolscevismo ebraico: «La vittoria di Kursk il Führer ne è sicuro sarà un faro che illuminerà il mondo». Ma l'azione spionistica della "Orchestra Rossa" consentirà ai sovietici di conoscere in anticipo i piani. nazionalsocialisti e di apprestare un solido sbarramento difensivo, grazie anche e soprattutto agli aiuti militari giudaico statunitensi. Basti solo pensare, ad esempio, ai

500.000 autocarri veloci che permetteranno ai sovietici di spostare, rapidamente e tempestivamente, soldati e mezzi lungo tutto l'arco del vastissimo fronte.

Alla fine della più grande battaglia di carri della storia, i combattenti nazionalsocialisti avranno perso mezzo milione di uomini, le migliori forze corazzate, nonchè, per sempre, l'iniziativa strategica sul fronte orientale.

«Quando sbarcheranno sono parole di Erwin Rommel li dobbiamo ributtare in mare il giorno stesso. Quello, per la Germania, sarà il giorno più lungo». E il giorno più lungo, sul fronte occidentale, verrà il 6 giugno 1944, quando i mercenari anglo statunitensi, braccio armato del capitalismo ebraico internazionale, inizieranno il processo imperialistico di occupazione dell'Eurasia, sbarcando in Normandia: «... 6480 navi da trasporto, con circa 4000 mezzi da sbarco, scortate da 6 navi da battaglia, 23 incrociatori, 122 cacciatorpediniere, 360 torpediniere e alcune centinaia di navi attrezzi» (7), vomiteranno contro le difese del Vallo Atlantico una marea di soldati e di armi. Nel cielo, 13.000 aerei, ai quale la Luftwaffe potrà opporne solo 319, sganceranno sugli eroici soldati del Terzo Reich 12.000 tonnellate di bombe. Da questo momento, grazie a un’immane supremazia materiale, le bande sioniste avranno aperto una ferita mortale nel fianco occidentale dell'Eurasia. Esse punteranno verso Berlino, fronteggiate, per altro, dal supremo orgoglio, dalla superiore volontà e dalla incomparabile capaci di combattimento dei soldati del Terzo Reich, simboleggiata dalla leggendaria controffensiva delle Ardenne del dicembre 1944: la "battaglia dei giganti", come sarà definita dagli stessi statunitensi: «Obiettivo Anversa, il grande porto belga scrive Romualdi senza il quale gli americani non potrebbero alimentare l'offensiva contro la Germania. È la estrema, geniale mossa di Hitler, che tenta di ripetere la manovra del 1940, la frattura del fronte nemico e l'insaccamento di una parte di esso». (Cool

Tra i boschi delle Ardenne, i generali delle Waffen SS Sepp Dietrich e Jochen Peiper, i generali della Wermacht Hasso Von Manteuffel e Walter Model, saranno i protagonisti della magistrale controffensiva delle armate nazionalsocialiste. II 6° Panzerkorps di Dietrich sfonderà a Malmedy per puntare su Anversa; Von Manteuffel e Model punteranno su Bruxelles attraverso Bastogne e la Mosa; a sud, Peiper, al comando di un'altra leggenda (una delle tante...), ovvero la 1ª divisione corazzata "Leibstandarte SS Adolf Hitler", proteggerà il fianco meridionale: 28 divisioni, 200.000 uomini e 1000 carri si avventano contro le difese alleate. Gli anglo statunitensi, inizialmente travolti, vacillano. Sembra l'ennesimo miracolo bellico propiziato dall’insuperata genialità strategica del Führer. Ma, alla distanza, la mancanza di carburante, l'impossibilità di disporre dell'ausilio della Luftwaffe, favoriranno le armate asservite all'ebraismo internazionale.

Anche sul fronte occidentale, l'iniziativa strategica si è definitivamente esaurita.

Nel gennaio 1945, già prima della caduta di Budapest e di Varsavia, i rapporti di forza sono irreversibilmente saltati: lungo la linea compresa tra la Prussia orientale e i Carpazi, l'Armata Rossa schiera complessivamente 3.900.000 soldati contro 1.000.000; 50.000 cannoni contro 12.000; 9.800 carri contro 1836; 14.800 aerei contro 1570. II 12 gennaio 1945, guidata dal maresciallo Koniev, inizia l'offensiva sovietica in direzione di Berlino: «In tal modo scrive Joachim C. Fest , l'intero schieramento tra il Mar Baltico e i Carpazi si mise in movimento, e si trattava, da parte sovietica, di una enorme macchina bellica, la cui superiorità era di undici a uno rispetto ai tedeschi per quanto riguardava la fanteria, di sette a uno per quanto atteneva alle forze corazzate, e di ben venti a uno quanto ad artiglieria». (9)

II 16 gennaio 1945, il Führer, lasciata la Wolfschanze di Rastenburg, nella Prussia orientale, rientrerà a Berlino per aspettare il nemico di razza e per fare della battaglia di Berlino la sua battaglia, ovvero l'apocalittica arsione della Civiltà arioeuropea: «Hitler aveva deciso di rimanere a Berlino per assumere personalmente la difesa della città (...). I presenti cercarono di persuaderlo a lasciare la capitale perchè era ormai impossibile controllarne la situazione; ma Hitler rispose (...) che sarebbe rimasto e per sottolineare là sua decisione annunciò che avrebbe comunicato la sua presenza nella capitale». (10) Sono parole del Führer: «Se giunge la fine, allora voglio che mi trovi qui, nella Cancelleria del Reich. Per me non esistono compromessi. Nè tanto meno cadrò nelle mani del nemico. lo rimango a Berlino». (11) Le macerie della capitale del Reich saranno tappezzate accanto alle preesistenti scritte: «WIR KAPITULIEREN NIE» (Noi non capitoleremo mai) da manifesti recanti il seguente proclama: «II Führer è a Berlino. II Führer resterà a Berlino. II Führer difenderà Berlino fino all'ultimo respiro». A tale volontà porgerà eco il dr. Goebbels: «Parlando di questi giorni, la storia non potrà mai dire che il popolo abbia abbandonato il suo capo o il capo abbia abbandonato il suo popolo. E questa è la vittoria!» (12)

Intanto, 6200 carri sovietici T 34, sostenuti da migliaia di aerei, dilagano nelle pianure polacche. II ReichsFührer SS Heinrich Himmler, nominato comandante del Gruppo Armate Vistola, tenta l'impossibile sul fronte di Pomerania. Soldati politici SS e militi della Wermacht, volontari europei inquadrati nelle Waffen SS, si dissanguano per arginare le orde slavo mongole del bolscevismo ebraico. A marzo, però, l'impossibile diventa probabile: il fronte sarà fissato sull'Oder: Berlino è ormai città di prima linea e Joseph Goebbels, Gauleiter della capitale e Reichskommissar per la guerra totale, ne organizza la difesa. Proclamata la mobilitazione totale, tutti gli uomini validi dai 15 ai 60 anni, armati di Panzerfaust, vengono inquadrati nel Volksturm e nella Hitlerjugend; essi saranno l'esercito de popolo che contribuirà all'estrema difesa della capitale del Terzo Reich e dell'Eurasia.

II 16 aprile 1945, alle ore 4 del mattino, 22.000 cannoni, 13 armate, alla quale si oppone l'unica armata del Generale Heinrici, scatenano l'attacco finale a Berlino. Si combatterà casa per casa, nelle strade, nelle piazze, guidati dall'indomabile volontà del Führer, primo soldato politico dell'Ordine Nuovo, il quale sarà presente al suo posto di comando nel "Führerbunker" della Cancelleria del Reich, per combattere, fino al tragico esito finale, la sua battaglia, la battaglia .di Berlino. Quindi, si dissolverà nel sudario di sangue e di fuoco nel quale saranno composte le spoglie mortali della capitale del Terzo Reich.

Mentre sulla Alexanderplatz il Kampfkommandant Barefànqer risponde a chi gli obietta la scarsità di munizioni: «Allora combatteremo all'arma bianca. Noi difendiamo un'idea»; mentre sulla Friedrichstrasse, sulla Potsdamerplatz e sulla Wilhelmstrasse, le Waffen SS e la Hitlerjugend di Axmann, attingendo a vertici di sovrumano eroismo, riescono ancora a contenere l'assalto finale del branco slavo mongolo; mentre il 29 aprile 1945, i soldati politici della "SS Charlemagne" e della "SS Nordland" sferreranno una leggendaria controffensiva sulla Belle Alliance Platz, distruggendo sette carri sovietici; e, ancora, mentre il 30 aprile 1945, i difensori della Cancelleria del Terzo Reich superstiti della "SS Charlemagne" e della "SS Nordland", del "15° Fucilieri SS Lettoni", e soldati della Wermacht saranno annientati affrontando i sovietici all'arma bianca sulle scalinate e fin dentro i sotterranei del Reichstag, un annuncio radiofonico essenziale, scarno, spartano nella sua maestosa laconicità, testimonierà l'esemplare epilogo di una vita virilmente composta nella forma eroica della milizia totale: «II Quartier Generale comunica che, oggi pomeriggio, il nostro FüHrer Adolf Hitler è caduto per la Germania, al suo posto di comando nella Cancelleria del Reich, combattendo il bolscevismo fino all'ultimo respiro. II 30 aprile il Führer ha nominato suo successore il Grande Ammiraglio Doenitz».

«Altissime, poi vibranti e spezzate, poi ancora alte, cupe e solennemente funebri, erano risuonate le note della marcia funebre di Sigfrido dal "Crepuscolo degli Dèi"». (13)

Nel nome della razza.

FONTE : AVANGUARDIA N° 183 della serie - Aprile 2001 - N° 4 dell'Anno XIX
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MessaggioTitolo: Re: "STARE CON PUTIN?" di Maurizio Blondet   "STARE CON PUTIN?" di Maurizio Blondet Icon_minitimeDom Nov 11, 2007 4:31 pm

wolfsangel ha scritto:
FORZANOVISTA ha scritto:
wolfsangel ha scritto:
FORZANOVISTA ha scritto:
Io l' ho letto... Ve lo consiglio... Poveri noi sotto le grinfie degli Stati Uniti! Sad

D'accordo con te. ma non è che sotto le grinfie di altri fischieremmo!!!!!!!!!

Ma è possibile che ci dobbiamo sempre fare "liberare" da altri? Non è bastata la lezione degli ultimi LIBERATORI???????

Ma è possibile che la forza delle nostre radici, il nostro Orgoglio, la fierezza della nostra razza non bastino a liberarci da soli, o definitamente soccombere nel tentativo????????????
Ma è possibile che un certo Capo di Stato di una Nazione già nostra alleata, non ci abbia insegnato nulla, con la battaglia di Berlino?
Certo che ci ha insegnato, è molto anche... Wink

Scusami, ma non ho proprio l'impressione che ci abbia insegnato molto. Se così fosse, sapremmo tutti che è preferibile morire, soccombere come individui e come Popolo, piuttosto che farsi vincere imbelli. Noi ci stiamo facendo sottomettere come pecore. Ci danno l'erbetta, poi ci tosano...ci rifanno mangiare l'erbetta, poi ci ritosano.....e noi beeeehliamo, aspettando un liberatore....mentre solo noi stessi, possiamo liberarci. Rimando a questo mio topic: http://massimomorsello.forumotion.com/attualita-politiche-f1/ancora-putin-t35.htm
Noi le nostre battaglie contro l' oppressione americana, le combattiamo ogni giorno... Spero che alla fine il popolo capirà che cosa vuol dire essere alleati di questi pazzi e questo libbro del grande M. Blondet, lo fa capire benissimo... Surprised
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MessaggioTitolo: Re: "STARE CON PUTIN?" di Maurizio Blondet   "STARE CON PUTIN?" di Maurizio Blondet Icon_minitimeLun Gen 07, 2008 10:07 pm

RAGAZZI POTETE DIRMI CIò KE VOLETE MA PUTIN IN QUESTO MOMENTO è IN ASSOLUTO IL MIGLIORE STATISTA...ANKE FIORE LO HA DETTO
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MessaggioTitolo: Re: "STARE CON PUTIN?" di Maurizio Blondet   "STARE CON PUTIN?" di Maurizio Blondet Icon_minitimeLun Gen 07, 2008 10:09 pm

Giuseppe88 ha scritto:
RAGAZZI POTETE DIRMI CIò KE VOLETE MA PUTIN IN QUESTO MOMENTO è IN ASSOLUTO IL MIGLIORE STATISTA...ANKE FIORE LO HA DETTO
Sono d' ccordo, utin oggi è l' unico che può ontrastare gli ameri-CANI!
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