Fonte: la Stampa
Antonia Arslan è forse la più nota fra gli italiani di origine armena.
Il nonno riuscì miracolosamente a sopravvivere al genocidio organizzato dai Giovani Turchi guidati da Talaat Pasha. Alla famiglia sterminata e agli orrori vissuti da centinaia di migliaia di armeni ha dedicato il romanzo «La Masseria delle Allodole» che presto arriverà nei cinema con un film dei fratelli Taviani. Quando sente le parole pronunciate ieri dal presidente del Consiglio Romano Prodi ad Ankara sembra delusa.
Non si può fare «nessuna analisi o processo storico di episodi così lontani che ancora turbano e dividono le coscienze» né «analisi sul passato possono e devono essere utilizzate come strumento di divisione oggi», ha detto Prodi rispondendo a una domanda sul genocidio armeno. Cosa ne pensa?
«Mi sembra che questa del presidente Prodi sia un’occasione mancata, specialmente in presenza di un omicidio politico come quello di venerdì scorso in cui ha perso la vita il giornalista Hrant Dink. E mi sembra anche, a dire il vero, che quelle di Prodi siano parole angosciose».
Angosciose?
«L’angoscia è quella di dover sempre raccontare, dimostrare, provare quel che è accaduto. Gli armeni non desiderano altro che chiudere questa terribile questione e mettere da parte il passato, ma nessun futuro si costruisce sulla menzogna o sulla negazione del passato. Oltretutto le parole del presidente Prodi sembrano in contraddizione con il riconoscimento del genocidio votato all’unanimità nel 2000 dal Parlamento italiano e con le ultime indicazioni provenienti dall’Europa.
Forse il premier ha usato parole più morbide perché si trovava al fianco di Erdogan?
«Penso proprio di sì».
E il governo Prodi?
«Nessun tipo di segnale. C’è più attenzione nei nostri confronti a livello locale. Ricordo il sindaco Veltroni a Roma, il sindaco Albertini a Milano e il sindaco Zanonato a Padova, ad esempio, che hanno trovato il modo di ricordare nelle loro città il genocidio».
Dopo l’omicidio di Hrant Dink dal mondo politico italiano si sono levate numerose voci. Qualcuna l’ha colpita?
«Mi ha colpito il silenzio tombale dei radicali».
Che cosa si aspetta ora dall’Italia?
«Dalla gente comune giungono tante testimonianze commoventi. Dalle istituzioni si spera che almeno ora si tenga fede a quello che proclamano in teoria, ovvero di battersi per i diritti civili».