Fuori dal coro
E’ un’Italietta strana la nostra, un’Italietta che dimentica, omette, trasforma, annulla, riforma: l’Italietta degli italianetti. Questa volta è il turno di Enzo Biagi, scrittore e giornalista celebrato, riverito, incensato e declamato con cui tutti fanno a gara per ricordare esordi, dettagli, aneddoti e sentenze: addirittura - lo ha fatto il Corriere della Sera - a raccontare dei suoi esordi nel giornalino scolastico all’età di 17 anni, quando già si faceva notare. E poi la carriera, lunga ed ineccepibile, nonché la fila di quelli che “era uno di noi, uno come noi” e avanti così. Dovunque, ovunque chiunque. Ma nessuno, proprio nessuno, nemmeno un cronista di giornale sportivo a ricordare – in questa surreale gara al dettaglio più esclusivo – che Biagi fu durante la Repubblica Sociale Italiana giornalista nel settimanale fascista, anzi fascistissimo, “L’Assalto”. E nessuno a ricordare, per esempio, che il 20 gennaio 1944 il giovane giornalista professionista Biagi Rag. Enzo percepiva la somma di tremila lire elargita dal Ministero della Cultura Popolare della R.S.I. per “giornalisti professionisti dissestati in occasione di incursione aeree nemiche”. E cosa scriveva il ragionier Biagi di così particolare su “L’Assalto”? Lo spiega lo storico Roberto Gremmo che, tra gli altri, tempo fa riportò la documentazione che confermava l’adesione di Biagi al periodico fascista: “Scritti senza storia, ma ben integrati e funzionali al clima di conformismo in camicia nera dell’epoca. Ovviamente, ben accetti da tutti, anche dai giovani in carriera che magari adesso vorrebbero dare lezione a tutti”. Ciò che però in tutta questa mutila vicenda fa specie è ad ogni modo il fatto che nessuno ricordi questo dettaglio, mentre di infiniti altri son piene le pagine della carta da pesce. Perché? Già perché? A ben vedere ci potrebbero stare mille e una giustificazione - Dario Fo e soci potrebbero scriverci un volume su questo argomento -, ciononostante nessuno ma proprio nessuno ha avuto il gusto di ricordarlo. Dai, alla fine in quegli anni o eri conforme al sistema o te la passavi male, o cantavi nel coro o per la carriera nessuno sbocco: sia pur con le dovute differenze in effetti un po’ come oggi, a ben vedere.
(fonte: Lodovico Ellena)
http://cblog.thule-italia.org/