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 Cosa nascondono le violenze calcistiche?

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MessaggioTitolo: Cosa nascondono le violenze calcistiche?   Cosa nascondono le violenze calcistiche? Icon_minitimeLun Nov 12, 2007 3:49 pm

Il calcio violento è solo la spia di un malessere sociale più ampio
Domenica 11.11.2007 15:56
Di Angelo Maria Perrino[affari italiani]

Il calcio è violento, lo sappiamo e non da oggi. Come sappiamo che la polizia sbaglia, in certe reazioni. Ma il calcio, con i suoi tifosi folli, come la polizia, con i suoi agenti emotivi e immaturi, appartengono a questa società, ne sono l’espressione. Ed è una società sempre più violenta.
Non è un semplice problema di ordine pubblico. Non serve restringere il focus sugli stadi e sull’organizzazione delle partite, sullle trasferte, sugli ultras. Non vale fare i decaloghi con le norme comportamentali o invocare manganelli e severità verso quei tifosi violenti, che sfasciano i treni e odiano e provocano i poliziotti. Per trovare la cura adatta bisogna fare una diagnosi corretta.

E allora bisogna dire che il calcio è solo un termometro, la spia di un malessere sociale più ampio e profondo. Viviamo in una società liquida, che sta implodendo nelle sue contraddizioni profonde. Una società abbandonata a se stessa, non guidata, non governata, priva di modelli e punti di riferimento, teorici e pratici, etici e comportamentali.Con una classe dirigente mediocre ed egoista, autoreferenziale e irresponsabile. Dove le tradizionali strutture che accompagnavano e rinforzavano i processi di socializzazione e di crescita degli individui -dalla scuola, alla famiglia, dall’oratorio ai partiti - sono scomparse o quasi. In cui i preti diventano pedofili(una minoranza, per fortuna, ma fortemente simbolica) e le prof si spogliano in aula inducendo alla masturbazione gli allievi minorenni (allusione terribile, ma reale ad un fatto clamoroso appena sanzionato da un tribunale). Gli studenti a loro volta, si lasciano andare al bullismo più sfrenato. Con il risultato che la scuola è andata totalmente a farsi benedire.

Spariti i vecchi punti di riferimento,morti i grandi ideali e le vecchie ideologie, tutti i giorni si apprende dalla cronaca nera con raccapriccio(in verità calante, poichè subentra una sconcertante assuefazione), che le mamme ammazzano i figli e i figli le mamme, le amiche e fidanzate vengono sgozzate, gli stupri sono quotidiani e neanche gli handicappati e i down vengono rispettati. Ci si spara per una partita di calcio o per uno sgarbo in strada.Si diffonde a macchia d’olio l’abuso di alcol (a furia di happy hour siamo sempre tutti un po' "fatti") e di droga. Gli anziani vengono abbandonati, i bambini parcheggiati in fasce agli effetti anaffettivi degli asili nido perché le mamme devono produrre(e dunque perdono il loro antico ruolo), sennò le famiglie non stanno in piedi. I medici si fanno dare le mazzette per fare il loro lavoro e via dicendo.

Tutti i giorni operiamo dentro contesti sociali sempre più affetti da anomia e amoralità, attraversati da ondate immigratorie devastanti, veri e prori terremoti che si abbattono sugli equilibri profondi delle culture, delle etnie, delle forme della convivenza. Città sconquassate, individui che vivono da monadi dentro condomini e casermoni anonimi, spersonalizzati e anodini, in periferie devastate, con tuguri e capanni affollati di una umanità dolente, resa cattiva dal degrado complessivo,dalla fame, dall’assenza di legalità, dalla latitanza dei pubblici poteri, dalla mancanza di interlocutori affidabili.

Questo è il mondo di oggi (fatte ovviamente, le debite eccezioni). Al suo interno, questa è l’Italia di oggi, paese di frontiera, che perciò amplifica le contraddizioni. Paese anarcoide, dove da sempre è tenue il senso dello Stato e il peso e il rispetto delle istituzioni. Questi sono i trend futuri di una società sempre più cattiva, dove si fa sempre più difficile e costoso, sotto tutti i punti di vista, sopravvivere. Dove le strade, le piazze, gli uffici, le case si stanno trasformando in ring di violenza e giungle di aggressività repressa.

Questo è l’humus da cui emergono periodicamente questi picchi di impazzimento. E un giovane dj in gita domenicale si becca una pallottola in fronte in una stazione di servizio. E anziche a casa, a sera finisce al camposanto. Una pallottola sparata in un autogrill, come una volta accadeva nei saloon del Far West, non si sa come e perché, da un altro giovanotto in divisa, anch'egli impazzito, che preme il grilletto ad altezza d'uomo. Facce contrapposte della medesima medaglia rappresentata da questa società violenta, abbandonata a se stessa, in cui il malessere, endemico ma subdolo, esplode periodicamente e poi rientra, sordido,covando sotto le ceneri fino alla prossima esplosione.

La strada per il recupero è lunga, l’esito incerto, poiché si è perso troppo tempo e non si sono colpevolmente colti i tanti campanelli d’allarme.

Ci vuole una nuova classe dirigente che sia esempio di probità, onestà, correttezza, severità,legalità. In una parola responsabilità. Che innervi la società di valori e indichi e incentivi nuovi stili di vita. Ma che si impegni anche in un piano di riforme strutturali. Bisogna rilanciare la scuola e la famiglia, pensare ai giovani e dargli speranze per il futuro,uscire dal’individualismo e dal corporativismo, riproporre nei fatti principi solidi e altrove diffusi come il bene comune, il rispetto dell’altro, la convivenza civile.

Senza questa azione politica profonda, senza questa paideia,che è prima di tutto politica, non interromperemo la folle corsa verso l'autodistruzione. E marceremo inesorabilmente verso la società descritta da Hobbes dell’homo homini lupus e della guerra di tutti contro tutti che esisteva prima della nascita dello Stato e del diritto.Una società in cui un povero dj muore all'Autogrill centrato da una pallottola di un giovane poliziotto.Senza un vero perchè.
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