E lo intervistano pure !!!
In Italia se sei un criminale non ti arrestano: ti intervistano !
"Sono arrivato in Italia con tanti sogni: e ora vivo vendendo siringhe"
Tunisino, 33 anni ex drogato: ogni giorno smercia 2-300 "spade"
TORINO
«Io vendo le siringhe a 50 centesimi l’una. E ora, dalla dipendenza dalla droga sono uscito. Tre settimane senza, da solo, senza l’aiuto di nessuno». Ahmed è un tunisino di 33 anni, clandestino, da 8 anni a Torino. Mostra le confezioni delle siringhe con un sorriso a tre denti. E aggiunge: «Molto presto non verrò neanche più qui. Che è una cosa orribile, anche per me». Se lo dice lui, c’è da crederci. L’orario di lavoro è massacrante, 18, 20 ore sul prato. Vanno via 200, 300 «Terumo U100». «Non ne ho mai abbastanza, tante ne porto, tante ne vendo. Ho un piccolo margine di guadagno. Se fossi ancora un tossico, due o tre dosi di white me le farei: adesso mangio e mi pago la camera della pensione».
Certo, non è un lavoro come un altro. «Se ti raccontassi la mia vita, ci vorrebbero ore. E’ una storia di disperazione totale, di una continua sfortuna. Io ho studiato, sono arrivato in Italia, pieno di speranze. Ero robusto, ho iniziato in un cantiere... pagato in nero, se andava bene. Sennò botte e sfruttamento. Mi hanno preso senza documenti, mille volte fermato e cacciato e ritornato. Ho perso tutto, la compagna, gli amici. Ho cominciato con l’alcol, poi con il fumo, poi con l’eroina». Sdentato, magrissimo, lacero. Il venditore di siringhe cerca di nascondere la sua infinita miseria, mostrando qualche spicciolo in fondo alle tasche della K-Way.
«A volte ho un sogno, quello di svegliarmi in una casa profumata e pulita, ci sono i miei genitori, i miei amici, tutti mi parlano con rispetto, mi vogliono bene. Sono davanti al mare, c’è il sole caldissimo. E’ uno scherzo atroce. Mi svegliavo invece tra i rifiuti, coperto di stracci, immerso nel freddo, già con l’ansia di trovare i soldi per la dose. Adesso mi sembra di poterne fare a meno. Vendo siringhe per vivere. I miei clienti mi fanno una pena infinita, mi sento come loro. Se non hanno i soldi, e se posso, la regalo».
Fonte: La stampa
P.S. potremmo dedicargli una via o una piazza a questo punto...
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