Massimo Morsello
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 Cristeros

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MessaggioTitolo: Cristeros   Cristeros Icon_minitimeVen Nov 09, 2007 11:58 pm

Vittorio MESSORI, Le cose della vita, Paoline, Milano 1995.

    Se ne leggono (e se ne sentono) di tutti i colori sui cinquecento anni dalla scoperta dell'America. La ricorrenza ha generato un fiume di parole, dove si mescolano verità e leggende, intuizioni profonde e slogan superficiali. Ciò che più rattrista è l'atteggiamento di certi religiosi - soprattutto dell'emisfero Nord, europeo e americano - che, pur spiazzati dal crollo subitaneo di quel marxismo che avevano abbracciato con entusiasmo di convertiti, continuano ad applicarne le fallaci quanto disastrose categorie interpretative. Ci sono addirittura frati e suore che pubblicamente deprecano che i missionari cristiani abbiano "rovinato" quelle belle idolatrie precolombiane, quei feticismi feroci che - come nel caso degli Aztechi - avevano a base indispensabile il sacrificio umano di massa. Stando a questi religiosi, molto meglio se quei popoli non fossero entrati in contatto con la pericolosa mania dei loro confratelli di un tempo di considerare importante l'annuncio di Cristo e del vangelo. Ma, nella massa dello sciocco, del falso, del noncristiano (anche se sostenuto da chi come "cristiano" si presenta: e più di ogni altro, in quanto presunto "difensore degli oppressi"), si distinguono alcune pubblicazioni che meritano attenzione. Tra le altre, la traduzione, edita dalla Ares, dell'opera di Alberto Caturelli, prestigioso docente di filosofia nell'università argentina di Cordoba. Il libro - dal titolo Il nuovo mondo riscoperto - è uno straordinario impasto di metafisica, di storia e di teologia; ne è uscita una riflessione felice e illuminante, perché guarda a ciò che avvenne nelle Americhe nella linea di una "teologia della storia" che ormai da troppo tempo manca ai credenti, con il risultato di renderli insignificanti. E' una sorte alla quale cerca di reagire anche Jean Dumont, con il suo piccolo, denso, nervoso libro provocatoriamente "cattolico" sin dal titolo: Il vangelo nelle Americhe. Dalla barbarie alla civiltà. La traduzione italiana è pubblicata in queste settimane dalle Edizioni Effedieffe, le stesse di cui già parlammo qui (frammento 95) per la coraggiosa traduzione del pamphlet sulla rivoluzione francese dello stesso Dumont e dell'implacabile Il genocidio vandeano di Reynald Secher.
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MessaggioTitolo: Re: Cristeros   Cristeros Icon_minitimeVen Nov 09, 2007 11:59 pm

    E' Jean Dumont che ai "nuovi" cattolici in vena masochistica, a quei credenti che giudicano l'epopea dell'annuncio della fede nelle terre americane solo come una guerra di massacro e di conquista travestita da pseudo-evangelizzazione, è Dumont, dunque, che ricorda il caso troppo spesso dimenticato del Messico. Sono avvenimenti di pochi decenni fa, eppure sembrano sepolti da una cortina di oblio e di silenzio. Ecco tanti preti e frati ripeterci per l'ennesima volta le atrocità, vere o presunte che siano, dei Conquistadores del XVI secolo e tacere ostinatamente, al contempo, sui Cristeros del XX secolo. Un silenzio non casuale, perché proprio i Cristeros, con quella loro folla di martiri indigeni, sono una smentita dello schema che vorrebbe forzata e superficiale l'evangelizzazione nella Ibero-America. Vediamo, dunque, di rinfrescarci un poco la memoria. Come già ricordammo in "puntate" che dedicammo alla "leggenda nera" antispagnola, all'inizio dell'Ottocento la borghesia "creola", quella cioè di origine europea, combatté per liberarsi dalla Corona di Spagna e dalla Chiesa e per avere così mano libera nello sfruttamento degli indios, senza più l'impaccio dei governatori di Madrid e dei religiosi. E' un "movimento di liberazione" (ma solo per i privilegiati bianchi) che si raccoglie attorno alle logge massoniche locali, aiutate dai "fratelli libero-muratori" di quel Nord America anglosassone che proprio in questo modo comincia il suo spietato processo di colonizzazione del Sud "latino" (cfr. Pensare la storia, pp. 658s.).

    Le nuove caste al potere nelle antiche province spagnole mettono in atto una legislazione anticattolica, scontrandosi con la resistenza popolare, costituita in maggioranza proprio da quegli indios o da quei meticci che - secondo lo schema attuale sarebbero stati battezzati a forza e non vedrebbero l'ora di tornare ai loro culti sanguinari. Per stare al Messico, le leggi "giacobine" e la prima insurrezione "cattolica" si verificano tra il 1858 e il 1862. All'inizio del nostro secolo, poi, il giacobinismo liberale si allea al socialismo e al marxismo locali, tanto che "tra il 1914 e il 1915 i vescovi furono arrestati o espulsi, tutti i sacerdoti furono imprigionati, le suore cacciate dai conventi, il culto religioso proibito, le scuole religiose chiuse, le proprietà ecclesiastiche confiscate. La costituzione del 1917 legalizzò l'attacco alla Chiesa e la radicalizzò in modo intollerabile" (Felix Zubillaga). E' da notare che quella costituzione (ancora oggi in vigore, almeno formalmente: nei suoi viaggi in Messico Giovanni Paolo II fu chiamato dalle autorità sempre e solo señor Wojtyla) non fu sottoposta all'approvazione del popolo. Il quale non solamente non l'avrebbe approvata, ma dimostrò subito come la pensasse: prima con la resistenza passiva e poi prendendo le armi, in nome della dottrina cattolica tradizionale che riconosce lecito resistere con la forza a una tirannia insopportabile. Cominciava l'epopea dei Cristeros, detti così con spregio perché, davanti ai plotoni di esecuzione, morivano gridando: Viva Cristo Rey! Viva Cristo y Nuestra Señora de Guadalupe! Gli insorti che (come i loro fratelli vandeani) militavano sotto le bandiere col Sacro Cuore, giunsero a schierare 200.000 uomini armati, appoggiati dalle Brigadas Bonitas, le brigate femminili per la sanità, la sussistenza, le comunicazioni.
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MessaggioTitolo: Re: Cristeros   Cristeros Icon_minitimeSab Nov 10, 2007 12:00 am

    La guerra divampò tra il 1926 e il 1929, e se il governo fu costretto alla fine a un compromesso (e se i bandoleros cattolici dovettero, malgrado i successi, obbedire a malincuore all'ordine della Santa Sede di deporre le armi), lo si deve al fatto che la resistenza alla scristianizzazione aveva coinvolto in profondo tutte le classi sociali: dagli studenti agli operai, dalle casalinghe ai contadini. Anzi, per dirla con uno storico imparziale, "non ci fu un solo campesino che, direttamente o indirettamente, non appoggiasse i Cristeros". A differenza delle rivoluzioni marxiste, che in nessuna parte del mondo e mai neppure in America Latina - riuscirono a coinvolgere davvero il popolo (lo si vide, tra l'altro, in Nicaragua, quando al popolo si diede voce), la Cristiada messicana fu un movimento profondamente, autenticamente popolate. Uomini e donne di ogni ceto si fecero massacrare, a centinaia, pur di non rinunciare al Cristo Rey e alla devozione per la gloriosa Madonna di Guadalupe, madre di tutta l'America iberica. Cadde fucilato, tra gli altri, quel padre Miguel Agustin Pro che il papa ha beatificato nel 1988. La più eroica delle resistenze fu proprio quella degli indios del Messico centrale che era stato la culla degli Aztechi e dei loro foschi culti; mentre la casta dei sin Diòs i "senza Dio" al governo venivano dalle regioni del Nord, scarsamente cristianizzate a causa della soppressione, nel Settecento, delle missioni dei gesuiti. Questa lotta dei Cristeros a difesa della loro fede fu tra le più coraggiose della storia ed è continuata, anche se in forme meno cruente, sino ai giorni nostri. Malgrado dal 1917 viga in Messico la costituzione "atea", forse in nessun altro luogo Giovanni Paolo II ha avuto accoglienze di massa più sinceramente festose. E nessun santuario al mondo è più affollato di quello di Guadalupe. Come spiegano questa fedeltà coloro che ci vorrebbero convincere di una evangelizzazione forzata, di una fede imposta usando il crocifisso come una clava?
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MessaggioTitolo: Re: Cristeros   Cristeros Icon_minitimeSab Nov 10, 2007 12:03 am

Cronologia Messico 1926-29

Il Timone, anno 3 (2001) luglio/agosto, n. 14

    Dicembre 1916
    Attraverso elezioni manipolate, Carranza diventa Presidente del Messico. Egli si appoggia al liberalismo giacobino, al protestantesimo nordamericano e alla massoneria. Si inaugura la serie di governi anticattolici che domineranno il Messico per tutto il secolo XX.

    5 febbraio 1917
    Viene approvata la nuova Costituzione massonica. La Costituzione proibisce l'insegnamento religioso, spoglia la Chiesa di tutti i suoi beni, limita il numero dei sacerdoti e l'esercizio del loro ministero, nega alla Chiesa personalità giuridica, vieta ai sacerdoti di avere proprietà, di votare, ereditare, ma li obbliga al servizio militare. Nel biennio successivo, undici tra arcivescovi e vescovi vengono esiliati negli USA, due a Cuba, altri in Europa. Centinaia di sacerdoti e religiosi vengono cacciati e duemila scuole cattoliche vengono chiuse.

    1920
    Un colpo di Stato militare depone Carranza; il generale Alvaro Obregòn (1880-1928) è il nuovo presidente.

    1924
    Scaduto il mandato presidenziale di Obregòn, inizia la "staffetta" con Plutarco Elias Calles.

    21 aprile 1926
    Una lettera pastorale dei vescovi messicani accusa il governo di voler "annichilire il cattolicesimo", aprire le porte ai Protestanti e favorire la Massoneria.

    14 giugno 1926
    Viene emanata la "legge Calles", che restringe ancor di più la libertà religiosa.

    31 luglio 1926
    Per la prima volta, dopo più di 400 anni, i vescovi decidono di sospendere il culto pubblico in tutte le chiese del Messico. Si vive come in un lutto nazionale.

    Agosto 1926
    Si contano sei rivolte in diverse zone del Paese e numerose proteste di piazza. La rivolta dei Cristeros è iniziata. Dopo un anno, i Cristeros in armi sono circa 25.000.

    18 novembre 1926
    Nell'Enciclica Iniquis afflictisque, Papa Pio Xl richiama l'attenzione della Chiesa universale sulla "paurosa situazione" dei cattolici messicani.

    21 giugno 1929
    I vescovi Ruiz Flòres e Pascual Diaz firmano con il Presidente ad interim Emilio Portes Gil un modus vivendi che pone fine agli scontri. Il 29 giugno si riaprono le chiese. Ma la persecuzione continua.

    Nel 1935 si contano in Messico poco più di 300 sacerdoti, sugli oltre 4.000 presenti all'inizio della rivolta. In 17 Stati non si tollera la presenza di alcun sacerdote. La cristiada era costata la morte di 30.000 cristeros a cui vanno aggiunti 150.000 morti tra il popolo e quasi 40.000 caduti dell'esercito governativo.
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MessaggioTitolo: Re: Cristeros   Cristeros Icon_minitimeSab Nov 10, 2007 12:09 am

Oscar SANGUINETTI

I «cristeros» messicani (1926-1929)
tratto da: Voci per un «Dizionario del pensiero forte».



1. Per una civiltà cattolica iberoamericana

    La rivolta dei cristeros inizia nel 1926 e si conclude, anche se non definitivamente, nel 1929. E «cristeros» deriva da Cristos Reyes, i "Cristi-Re", come gli avversari definivano con intento spregiativo gli insorti cattolici che combattevano al grido di "Viva Cristo Re!", riprendendo il tema della regalità di Cristo, all'epoca molto popolare e in sintonia con l'enciclica sull'istituzione della festa di Cristo Re «Quas primas», pubblicata nel 1925 da Papa Pio XI (1922-1939).

    Nel Messico, nei secoli seguenti la scoperta e la conquista dell'America, era avvenuta una feconda fusione fra cattolicesimo e cultura indigena. La civiltà iberoamericana, una miscela di elementi senza eguali nel tempo e nello spazio, vi aveva dato frutti di grande originalità in tutti i campi, compresi quelli delle arti figurative e della musica. All'inizio del secolo XX questa cultura, con una religiosità luminosa, pubblica, sopravvive ancora, anche se allo stato residuale e subalterno, nei ceti popolari e rurali, mentre le classi alte e il ceto politico e intellettuale hanno ampiamente assorbito le idee illuministiche e liberali. Dagli inizi del secolo alla guida della repubblica presidenziale federale messicana, per lo più a seguito di colpi di Stato e di guerre civili, si era avvicendata una serie di generali o di despoti, espressione della fazione di volta in volta vincente all'interno dell'unico e intoccabile establishment massonico e laicista, prevalso nella seconda metà dell'Ottocento. Quando scoppia l'insurrezione cattolica è al potere un generale, Plutarco Elías Calles (1877-1945), che pratica una politica rigidamente "modernizzatrice" - il suo partito si autodefinisce "rivoluzionario istituzionale" -, filostatunitense e con simpatie per il nascente socialismo latinoamericano. Questa politica porta il governo messicano a inasprire la lotta contro la Chiesa, vista non solo come centro sovranazionale di diffusione dell'"oppio del popolo" - secondo il cliché laicista - ma pure come bastione della conservazione e come ostacolo al latente totalitarismo statale. Il regime di Calles si differenzia dai precedenti per lo stile, il pugno di ferro, lo spirito da scontro epocale che egli ostenta, anche personalmente, nel realizzare la sua politica e che gli varrà, fra i cattolici, il nomignolo di "Nerone".
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MessaggioTitolo: Re: Cristeros   Cristeros Icon_minitimeSab Nov 10, 2007 12:10 am

2. Il conflitto fra Stato e Chiesa

    Nel 1917 il governo di Venustiano Carranza (1859-1920) vara una costituzione fortemente laicistica, che però non viene mai applicata. Nel 1926 il Governo Calles ordina ai governatori dei diversi Stati di emanare decreti volti a far applicare il dettato costituzionale in materia di disciplina dei culti. Essi prevedevano, di fatto, la radicale separazione fra Chiesa e Stato, la completa scristianizzazione dei luoghi pubblici - tribunali, scuole, e così via -, l'esproprio totale degli edifici di culto e dei seminari, la proibizione dei voti e degli ordini religiosi, la trasformazione del clero in un corpo di funzionari statali e il "numero chiuso" per lo stesso clero, che doveva essere messicano di nascita, sancendo così l'espulsione dei missionari stranieri. Nel 1925 il Governo, mentre favorisce la diffusione delle missioni protestanti nordamericane, tenta anche - ma invano, a causa della reazione dei cattolici -, di dar vita a una Chiesa Nazionale separata da Roma. Le violenze poliziesche seguenti il tentativo di applicare la nuova disciplina antiecclesiastica, in vigore dal 31 luglio 1926, generano immediatamente la reazione del mondo cattolico, che dà vita a una Lega Nazionale di Difesa della Libertà Religiosa. [...]
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MessaggioTitolo: Re: Cristeros   Cristeros Icon_minitimeSab Nov 10, 2007 12:11 am

3. L'insurrezione

    Fin dai giorni immediatamente seguenti la sospensione del culto, in più di uno Stato, iniziano ad accendersi focolai di sollevazione. La Santa Sede si oppone alla rivolta armata, l'episcopato non la promuove né l'appoggia. Il mondo cattolico ufficiale - la Lega Nazionale di Difesa della Libertà Religiosa - persiste nell'azione di resistenza legale, che viene repressa con ancora maggiore asprezza: i federali non fanno distinzioni troppo sottili fra cristeros e circoli di Azione Cattolica, il che provoca innumerevoli martiri, particolarmente fra il clero. Il più noto è il sacerdote gesuita Miguel Agustín Pro (1891-1927), beatificato da Papa Giovanni Paolo II il 25 settembre 1988.


    Dall'agosto del 1926 i focolai di rivolta diventano un incendio che divampa in quasi tutti gli Stati della federazione. Comunità intere si sollevano in massa. Clan familiari e confraternite laicali si danno alla macchia sulle montagne, da dove attaccano le truppe federali e le formazioni irregolari filogovernative, i cosiddetti "agraristi". Lo scontro è fin da subito violentissimo. Contro i ribelli - che gli avversari disprezzano come esseri subumani -, numerosi ma male armati e privi d'inquadramento militare, il Governo mobilita le truppe migliori dell'esercito nazionale, inclusa l'aviazione. Cionostante, i cristeros, forti dell'appoggio popolare e praticando la guerriglia, infliggono gravi perdite ai federali e aumentano, passando a controllare e ad amministrare aree sempre più vaste del territorio nazionale, in particolare nella parte centro-meridionale del paese, negli Stati di Durango, Morelia, Jalisco, Zacatecas, Michoacan, Veracruz, Colima e Oaxaca. Un salto di qualità si ha quando, nel 1927, la guida dell'esercito cristero - che conta circa ventimila uomini - viene presa dall'ex generale federale Enrique Gorostieta Velarde (1891-1929), che aderisce inizialmente alla rivolta più per spirito anticonformista che per convinzione religiosa, ma che maturerà in consapevolezza, prima di essere ucciso a tradimento, in combattimento, il 2 giugno del 1929. Fra il 1927 e il 1928 gli insorti sono in grado di affrontare l'esercito federale in vere e proprie battaglie campali, con impiego dell'artiglieria e della cavalleria. Gli aiuti ai combattenti provengono dalla rete creata dalle famiglie, dalle confraternite e dalle organizzazioni di soccorso. In questa sanguinosa guerra clandestina si distinguono le brigate paramilitari femminili, intitolate a santa Giovanna d'Arco (1412-1431). Il clero - i vescovi, tranne due o tre, sono fuggiti all'estero e i sacerdoti vivono nella clandestinità - è pressoché assente fra i combattenti, che devono supplire alla mancanza dei sacramenti con la preghiera, soprattutto con la recita del rosario e dei salmi e con la devozione ai santi patroni. Alla fine del 1928 per i federali comincia a profilarsi il fantasma di una sconfitta sul campo: non riescono più a sostenere il peso della guerra civile su tanti fronti e, soprattutto, sembrano stanchi del terrore su vasta scala, che hanno scatenato contro il loro stesso popolo. Grandi battaglie hanno luogo agli inizi del 1929 - la maggiore è quella di Tepatitlán, nello Stato di Jalisco, il 19 aprile - e il movimento cristero, che conta circa cinquantamila combattenti, è molto vicino alla vittoria.
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MessaggioTitolo: Re: Cristeros   Cristeros Icon_minitimeSab Nov 10, 2007 12:11 am

4. Gli "Arreglos" e la "Segunda"

    Davanti alle crescenti difficoltà di domare l'insorgenza, il Governo fa balenare la possibilità di una tregua e i vertici cattolici, che non comprendono la guerra dei cristeros e sono sempre rimasti in spasmodica attesa di un segno di buona volontà da parte dell'avversario, raccolgono subito il segnale e accordi, del tutto informali, gli Arreglos, vengono frettolosamente sottoscritti il 22 giugno 1929, con l'attenta e determinante regìa della Segreteria di Stato vaticana, e il culto pubblico riprende. Per la Chiesa e per la popolazione questo costituisce un indubbio sollievo, ma per la sollevazione armata significa la fine.

    Venuto meno il generale consenso popolare, costretti a cedere le armi e a tornare ai propri villaggi, i cristeros si trovano immediatamente esposti alla vendetta, anche privata, dei federali, dal momento che gli Arreglos non contenevano nessuna garanzia a salvaguardia dei combattenti. Mentre la Chiesa non ricupera la sua libertà e, anzi, continua a essere perseguitata, la repressione nei confronti dei combattenti cristiani - soprattutto dei capi e dei quadri -, per lo più contadini, continua ininterrottamente, almeno fino agli anni 1940. Così i cristeros, dopo una ripresa disperata della rivolta fra il 1934 e il 1938 - la cosiddetta Segunda -, quasi scompaiono, talora fisicamente, dalla storia del paese: restano ancora oggi, indomiti, alcuni piccoli nuclei di reduci che pubblicano un periodico, David. Nonostante l'oggettivo appeasement, fra Stato e Chiesa permangono strascichi latenti di quella guerra mai vinta e mai persa, fra i quali può forse venire inquadrata la "misteriosa" uccisione, il 24 maggio del 1993, del card. Juan Jésus Posadas Ocampo (1926-1993), arcivescovo di Guadalajara.

    La guerra dei cristeros, gloriosa e sfortunata, costata dalle settanta alle ottantacinquemila vite umane, sembra essere considerata tanto dalla Chiesa quanto dallo Stato messicani un malaugurato incidente di percorso nel processo di ralliement fra Chiesa e mondo moderno, sì che ricerche storiche, come quella fondamentale dello storico e sociologo francese Jean Meyer, negli anni 1960, hanno incontrato non pochi ostacoli. In realtà, si tratta di una pagina di storia complessa e ancora non del tutto chiarita - a proposito della quale le animosità, soprattutto laicistiche, non si sono ancora placate -, ma altamente significativa. Sul piano storico, siamo di fronte a un episodio dello scontro plurisecolare, nella sua versione armata e popolare, fra la Modernità, con i suoi processi di secolarizzazione delle culture e delle istituzioni politiche a fondamento religioso, e tali culture, pur residualmente di stampo sacrale tradizionale. Sul piano politico, la "lezione messicana" contribuisce all'elaborazione di una nuova strategia della Rivoluzione nei confronti dei cattolici, quella della "mano tesa".

    Per approfondire: vedi una prima ricostruzione, nel mio La Chiesa e le insorgenze popolari controrivoluzionarie, in AA. VV, Processi alla Chiesa. Mistificazione e apologia, a cura di Franco Cardini, 3a ed., Piemme, Casale Monferrato (Alessandria) 1995, pp. 373-407 (pp. 396-401), che fa stato dei risultati della ricerca dello storico e sociologo francese Jean Meyer, da lui stesso condensati nel suo contributo Quando la storia è scritta dai vincitori. Insurrezione vandeana e rivolta dei cristeros messicani: due sollevazioni popolari escluse dalla storia ufficiale e dalla memoria nazionale, in AA. VV., La Vandea, trad. it., Corbaccio, Milano 1995, pp. 234-246; e nell'intervista Messico 1926-1929. La guerra dei "cristeros", a cura di Alver Metalli, in 30 Giorni, anno VIII, n. 5, maggio 1990, pp. 56-61; vedi pure la rievocazione del padre comboniano Fidel González Fernández, Messico martire, in Litterae Communionis. Rivista mensile di Comunione e Liberazione, anno XX, marzo 1993, pp. 48-50; e Idem, A causa mia, ibid., anno XX, aprile 1993, pp. 50-52; nonché l'intervista della pittrice messicana Dolores Ortega, Il potere e la gloria, a cura di Stefano Maria Paci, in 30 Giorni, anno XI, n. 3, marzo 1993, pp. 66-70.
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MessaggioTitolo: Re: Cristeros   Cristeros Icon_minitimeSab Nov 10, 2007 12:28 am

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