Il presidente venezuelano minimizza a modo suo la sconfitta nel referendum sulla riforma costituzionale
CARACAS (Venezuela) - La notte in cui ha perso il referendum sulla riforma della Costituzione, Hugo Chavez ha tessuto le lodi del «trionfo della democrazia». Il presidente del Venezuela ha resistito tre giorni. Poi ha ripreso toni a lui più consoni, qualificando come «vittoria di merda» quella dell’opposizione, ottenuta con poco più del 50% dei voti
VITTORIA E SCONFITTA - «La sappiano amministrare la loro vittoria, perché già la stanno riempiendo di merda. E’ una vittoria di merda mentre la nostra, la chiamino pure sconfitta, ma è fatta di coraggio», ha tuonato Chavez in conferenza stampa dal palazzo Miraflores. Il riferimento contingente pare essere agli articoli pubblicati sulla stampa venezuelana, secondo cui il presidente domenica sera avrebbe avuto intenzione di tentare un colpo di mano quando ha visto che i risultati gli andavano contro; ma sarebbero stati i vertici dell’esercito a convincerlo che doveva accettare la sconfitta. Tutte menzogne, secondo Chavez. E anche secondo il ministro della Difesa, generale Rangel Briceno, che ha detto ieri - non si sa se per errore o per un colpo di spirito - «Non si può fare pressione sul presidente, perché lui è im-pressionabile».
IL REFERENDUM - Il referendum avrebbe dovuto dare un’impostazione più socialista alla economia venezuelana e soprattutto, garantire al capo dello Stato la possibilità di rielezione perpetua. Chavez però, sia pure sconfitto dall’opposizione, non intende rinunciare. Come scrive lo spagnolo El Mundo, è tornato alla carica promettendo una nuova offensiva entro la fine del suo mandato, nel 2013.
«DI NUOVO ALL'ATTACCO» - «Ripartiamo all’attacco» ha promesso. «Lo rifaremo. Abbiamo lanciato la prima offensiva per la grande riforma costituzionale ma non credete che sia finita qui. Preparatevi, perché vedrete una seconda offensiva verso la riforma costituzionale». E il presidente populista, che sembra essere stato abbandonato da parte del suo elettorato, ha aggiunto: «Se si raccoglieranno le firme, questa riforma si può di nuovo sottoporre a referendum. In altre condizioni, in altro momento, ma in questo stesso luogo che si chiama Venezuela».